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Lo sport durante la pandemia: 10 obiettivi per allenarsi con piacere e successo lontano dalle gare

Gli aspetti psicologici dopo 18 mesi di pandemia

Il 2020 sarà ricordato come l’anno peggiore degli ultimi 75, per aver coinvolto il mondo intero in una crisi sanitaria diventata presto una pandemia planetaria che ha sconvolto la vita di di ogni persona e provocando milioni di vittime, cambiando in maniera radicale il nostro modo di interagire con gli altri e distruggendo parte significativa dell’economia mondiale.

Lo sport, in Italia, è considerato un’attività inutile, per privilegiati e per coloro che hanno del tempo da buttare via.

Il bisogno di sport è in realtà molto profondo.

“Sport come fonte di miglioramento interiore” , disse Pierre de Coubertin. La pandemia ci ha obbligati a restare a casa, al distanziamento sociale, e eliminare l’attività sportiva come la conoscevamo. La gestione del movimento e dell’attività sportiva sono diventate una fonte di stress aggiuntivo che ha prodotto effetti psicologici negativi sulle persone che svolgono anche solo un’attività ricreativa, fra gli atleti che praticano sport a livello professionale e tra le persone con disabilità che traggono evidenti giovamenti dall’impegno sportivo protratto in modo continuativo.

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Lo sport

Nei primi giorni di maggio 2020 sono state pubblicate le linee guida riguardanti le modalità di svolgimento degli allenamenti per gli sport individuali. Contenevano anche l’indicazione che “per gli atleti è ritenuto opportuno anche il supporto psicologico per prevenire o contrastare la conflittualità o la possibile resistenza al rientro nei siti sportivi, l’eventuale riduzione della motivazione e delle performance, la difficoltà nel portare a termine le attività in ragione dell’ansia, nonchè i rischi di infortunio legati a stress e difficoltà di concentrazione”.

Da quel momento si è aperta una fase successiva caratterizzata dalla ripresa degli allenamenti in campo anche se, per molti, senza gare o partite. Partendo da questa totale incertezza sull’apertura delle competizioni, molti atleti si sono allenati per un periodo molto lungo (anche più di 100 giorni) senza partecipare a competizioni ufficiali. Anche questa situazione è totalmente nuova ed avrebbe dovuto essere impostata seguendo un approccio diverso da quello abituale.

Estremamente utile l’aver sottolineato l’importanza del supporto psicologico anche se affiancato esclusivamente a problemi che potrebbero insorgere negli atleti al momento della riapertura dei centri sportivi.

Contrariamente a quanto affermato nel documento del Governo di inizio maggio 2020, per la maggior parte degli atleti il ritorno allo sport non è stato un fenomeno negativo ma anzi è stato motivo di piacere e soddisfazione. Prolemi di ansia, di mancanza di motivazione e di stress sono stati, invece, maggiormente avvertiti nei due mesi di lock-down , chiusi in casa e senza alcuna notizia certa sulla ripresa dell’attività sportiva. In questa prima fase il supporto psicologico che è stato fornito agli atleti da allenatori e psicologi dello sport è stato decisivo per vivere queste giornate in modo soddisfacente e per uscire da una condizione di passività.

Trascorsi due mesi dall’inizio di questo periodo di pandemia dovuta al coronavirus si è compreso come, dal punto di vista dell’allenamento mentale, sia servito a fare scoprire molti aspetti di questo lavoro che spesso non vengono curati a causa del ritmo pressante imposto alla loro vita dalle competizioni e dall’essere centrati più che altro a migliorare le competenze psicologiche più strettamente collegate con la gestione della fatica e dello stress agonistico.

10 obiettivi per allenarsi con piacere e successo lontano dalle gare

Lo sport riprende, ci si può allenare di nuovo, ma non è come prima. Soprattutto mancano le gare.

Ciò nonostante ci si allena, per ritrovare una forma psicofisica adeguata e la tecnica perduta, per migliorarsi ancora e raggiungere livelli più elevati. Questa è la vita dell’atleta.

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Si potrebbero sintetizzare 10 motivi principali per mantenersi motivati e per ritrovare il piacere di allenarsi in modo efficace:

  1. Ricominciare ad allenarsi in campo non è la stessa cosa che ripetere le stesse cose come se nulla fosse successo. Per molti atleti le gare sono ancora lontane ma la motivazione va accesa subito, stabilendo gli obiettivi per essere pronti quando riprenderà la stagione agonistica.
  2. La vita è un continuo cambiamento. Bisogna stabilire quali sono i cambiamenti che si vogliono ottenere e si inizia subito il cammino per raggiungerli.
  3. Accetta questa condizione inaspettata.
  4. Nuove opportunità. Bisogna cercare di pensare ai motivi per cui questo nuovo periodo di allenamento può rappresentare un’occasione di miglioramento che, altrimenti, non avremmo mai avuto.
  5. Concentrarsi sulla propria crescita personale. Ogni situazione può rappresentare uno stimolo per conoscersi e imparare a reagire con pensieri, emozioni e azioni.
  6. Impegnarsi ogni giorno. Molti atleti non coltivano sogni perché hanno paura di rimanere delusi se non riusciranno a realizzarli. Ogni giorno dovremmo fare un passo in avanti per cercare di realizzare i sogni della nostra vita.
  7. Usare gli errori come strumenti per migliorare. E’ vero che gli errori sono l’unica occasione di miglioramento.
  8. Usare strategie appropriate per gestire lo stress. Un approccio mentale adeguato e praticato quotidianamente consente di uscire dagli stati mentali negativi come ansia, preoccupazione, depressione, ecc.
  9. Condividere i propri pensieri. Non mettersi in una condizione psicologica di distanza rispetto alle persone importanti.
  10. Essere ottimisti. Dobbiamo riconoscere che domani sarà un nuovo giorno e sarà migliore grazie alle nostre capacità personali impiegate al loro meglio.

Il ruolo degli allenatori – leader

Nei periodi di massimo vigore della crisi sanitaria il mondo delle multinazionali ha , in qualche misura, percorso delle strade per sostenere i propri leader e manager anche con la collaborazione delle più importanti società di consulenza. Nel mondo dello sport italiano, invece, non si vede alcuna traccia di questa mentalità a partire dal calcio professionistico per giungere fino alle società sportive dilettantistiche più piccole.

Se nel mondo NBA si propongono progetti specifici per poter permettere al pubblico di ritornare ad assistere alle partite, da noi si tende a chiedere in maniera del tutto superficiale di fare entrare allo stadio più persone sovrapponendo, in questo modo, l’obiettivo al mezzo, senza spiegare come potrebbe essere è possibile salvaguardare la salute delle persone. In più, la litigiosità tra diverse istituzioni della stessa specialità sportiva e la propensione a formulare proposte e richieste da “furbetti” sono un altro elemento cardine che non permette di proporre progetti documentati.

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Allenatori e atleti sono lasciati soli a vivere e gestire questo periodo di grande paura e difficoltà.

Chi ha voluto fermarsi e chi invece lavora, sono costretti a vivere questo periodo facendo leva solo su se stessi e le difficoltà si sono moltiplicate. Molti hanno assunto un approccio pessimista o fatalista, mentre i più ottimisti hanno fatto leva sulla propria creatività ricercando e attuando soluzioni alternative pur di mantenere una presenza attiva. Si vive in una situazione di angoscia perché non si sa quando finirà questo periodo e nel frattempo si vive alla giornata.

In questo senso, nel rispetto delle norme formulate dal governo, sarebbe necessario che gli allenatori che hanno il rapporto diretto con gli atleti sia fornito un sostegno economico concreto e di formazione alla leadership per continuare a poter svolgere il loro lavoro sui campi.

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Leggi anche: Mantenere alta la motivazione sportiva durante la pandemia è un’ottima performance

 

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