Il ginocchio: biomeccanica dei legamenti collaterali
Biomeccanica dei legamenti collaterali del ginocchio
Tutti i movimenti articolari possono essere descritti in un sistema a tre assi. Ogni asse permette una rotazione ed una traslazione.
La flesso – estensione è la rotazione intorno all’asse trasversale;
La traslazione antero – posteriore, o cassetto, della tibia si verifica lungo l’asse antero – posteriore; la rotazione lungo quest’asse dà abduzione e adduzione della tibia.
La stabilità in varo – valgo è una misura della rotazione intorno a questo asse. La rotazione tibiale interna ed esterna avviene intorno ad un asse longitudinale.
La compressione e la distrazione dell’articolazione rappresenta la traslazione lungo lo stesso asse. Non tutti i possibili movimenti tibio – femorali si verificano volontariamente. Certi movimenti sono accoppiati ad altri.
I legamenti sono composti prevalentemente da collagene di tipo I ed elastina. Essi svolgono un ruolo importante per mantenere l’elasticità del tessuto legamentoso che deve deformarsi per poi tornare alla posizione normale.
Il LEGAMENTO COLLATERALE MEDIALE (LCM)
Il LEGAMENTO COLLATERALE MEDIALE (LCM), piatto e triangolare, è compreso nella membrana fibrosa della capsula ed è unito al menisco mediale. Si distinguono tre gruppi di fibre: le fibre lunghe anteriori vanno dall’epicondilo mediale fino al margine mediale della tibia, le fibre corte superiori posteriori si irradiano dal menisco mediale, mentre le fibre inferiori posteriori decorrono dal menisco mediale alla tibia. Il LCM è in parte rivestito dalla zampa d’oca ed è incrociato dall’inserzione tibiale del muscolo semimembranoso.
Il LCM è il principale stabilizzatore statico del ginocchio nei confronti dello stress in valgo, in rotazione ed è in tensione durante l’estensione completa della gamba, iniziando a detenersi tra i 30° ed i 40° di flessione, per poi ritornare in tensione a circa 60°-70° di flessione. Una parte del LCM rimane comunque in tensione per tutto l’arco del movimento allo scopo di proteggere l’articolazione del ginocchio dagli stress in valgo e dalla forze esterne di tipo rotazionale. Il carico in valgo, risulta maggiore durante la fase di spinta del passo, momento in cui la tibia ruota esternamente rispetto al femore.
Il LEGAMENTO COLLATERALE LATERALE (LCL)
Il LEGAMENTO COLLATERALE LATERALE (LCL) detto anche legamento fibulare, ha l’aspetto di un cordone fibroso di forma rotonda. Da un punto di vista anatomico si inserisce sull’ epicondilo laterale del femore e sulla testa del perone e non è collegato né alla capsula né al menisco laterale. La funzione del LCL è quella di sostenete la parte laterale dell’ articolazione del ginocchio. In questo compito viene aiutato dalla benderella ileotibiale, dal tendine del popliteo, dal legamento arcuato e dal tendine del bicipite. Il LCL è sottoposto a trazione durante l’estensione della gamba sulla coscia e si rilassa durante la flessione, per sopportare le notevoli tensioni a cui viene sottoposto, la sua conformazione anatomica si presenta solida e compatta.
Il compito dei legamenti collaterali è quello di stabilizzare l’articolazione nei movimenti di adduzione e di abduzione e quindi di traslazione laterale e di controllare la rotazione esterna. I principali legamenti del ginocchio, i crociati ed i collaterali, assicurano la stabilità primaria su un singolo piano, ma agiscono come stabilizzatori secondari sugli altri piani.
traumatologia
Normalmente una lesione isolata del LCL è causata da uno stress in varo causato dall’applicazione di una forza sulla parte mediale dell’articolazione del ginocchio. Il trauma può occasionalmente verificarsi anche nel caso in cui, durante una fase dinamica di carico, viene meno il controllo muscolare del movimento, in questo caso si verifica un impegno diretto del legamento che in tal modo può cedere e conseguentemente lesionarsi.
Tra i due, il più frequentemente interessato da lesioni acute è il collaterale mediale, che nella maggior parte dei casi subisce lesioni parziali che ben riparano con un’adeguata immobilizzazione. Altre volte invece la lesione è così profonda che l’unica soluzione è l’intervento chirurgico per riparare e il legamento rotto.
- I° grado: in questo tipo di lesione il soggetto sente dolore causato dalle microlesioni subite a livello del legamento, è possibile vedere versamento articolare.
- II° grado: la lesione di II° grado è una lesione incompleta che presenta un aumento della lassità durante lo stress in varo, sia a 30° di flessione, che in completa estensione, in questo tipo di lesione è comunque ancora identificabile un ben preciso punto di fine escursione articolare. Il soggetto sente dolore alla palpazione e durante l’esecuzione del test di stress in valgo, inoltre è riscontrabile versamento ematico.
- III° grado: nelle lesioni di III° grado vi è una rottura completa del legamento che comporta un’evidente lassità, sia 30° di flessione, sia in completa estensione. In questo caso non è più possibile determinare un ben preciso punto di fine escursione articolare.
Le lesioni di I° e II° grado possono essere trattate con terapia conservativa. Il paziente può cominciare, se non riferisce dolore, a caricare immediatamente l’ arto anche se in alcuni casi si ricorre ad un’ immobilizzazione di una durata massima di circa 7 giorni. Per questo tipo di lesioni non è necessario l’utilizzo di un tutore. Anche in seguito ad una lesione di III° grado è possibile evitare il trattamento chirurgico, anche se in questo caso è necessario l’utilizzo di un tutore che limiti l’escursione articolare del ginocchio a 90° per un periodo compreso tra le 4 e le 6 settimane.
Il danno più comune a cui può andare incontro il LCM, è costituito dalla distorsione oppure dallo stiramento eventualmente associato a lacerazione di modesta entità. Nei casi più gravi il LCM può subire delle lacerazioni a livello della sua sezione mediale o subire un distacco dalla sua inserzione femorale o tibiale. La lesione del LCM è normalmente associata ad una sollecitazione in valgo del ginocchio causata, ad esempio da un trauma contusivo sulla parte laterale del ginocchio, oppure da una caduta su di un fianco mentre l’arto è appoggiato al suolo. Il danno al LCM può verificarsi anche per un trauma contusivo a livello del ginocchio in catena cinetica aperta, ossia quando il piede non è a contatto con il terreno. Un evento secondario associato alla lesione del LCM può essere costituito dalla lacerazione del menisco mediale.