La prova della 3T exploro

Prova della 3t Exloro team speed

Ho provato la celeberrima 3T exploro team speed, punto di riferimento di tutto il panorama delle bici gravel, montata Sram Force 1×11. 

3t exploro

E’ già stato scritto tanto e se n’è discusso anche di più riguardo questa bicicletta, che ha rivoluzionato il mondo gravel, ma non solo.  Lo stile unico di 3T è ciò che indubbiamente balza subito all’occhio. La 3T Exploro  ha saputo imporre le proprie linee spigolose e prorompenti creando un nuovo modo di pensare questa tipologia di bici. Non è un caso che, marchi meno blasonati, scopiazzino palesemente, attingendo dalla gamma 3T, per i loro modelli dedicati alle strade bianche e ai sentieri.

La prova:

Ho settato la Exploro un pochino più “race” rispetto a quel che si è abituati a vedere tra i pedalatori amatoriali: ho tolto tutti gli anelli sotto l’attacco manubrio, portandolo il più in basso possibile, vicino al tubo dello sterzo, cambiato l’attacco manubrio per montare un 3T Apto Pro da 110 mm, arretrato la sella Fizik Antares, riposizionato le leve freno inclinandole di circa 10 gradi e inclinato il manubrio nella maniera corretta.

Le prime modifiche che apporto sempre sono proprio le misure e il posizionamento dei componenti, essendo io chinesiologo ed esperto di postura in bici.

 

3T Exploro in colorazione grigio – rossa

Dopo tutti questi piccoli spostamenti, per me fondamentali per sentire il giusto feeling con il mezzo, ho controllato la pressione dei copertoni, gli Schwalbe g-one Allround con sezione da 35 mm, gonfiando a 2,2 Bar l’anteriore e a 2,4 Bar al posteriore. Io li ho utilizzati con camera d’aria, ma sia i copertoni sia le ruote (Fulcrum Racing 7 DB ) sono “tubeless ready” , quindi permetterebbero un ulteriore piccolo ma significativo upgrade alla configurazione base, e consentirebbero di scendere ancora leggermente con la pressione di gonfiaggio.

Su ghiaia la 3T Exploro si dimostra molto composta e guidabile, anche azzardando correzioni nervose e traiettorie sbagliate in piena curva reagisce egregiamente, permettendo di correre qualche rischio in più. Spingendo sui pedali di passo fila via liscia, senza sobbalzi e vibrazioni irritanti , infatti invoglierebbe a continuare a spingere a tutta, se solo le gambe e il fiato me lo permettessero.

Ho deciso, come mio solito, di sfidare qualche sentiero più impegnativo. Alcuni di questi non vengono quasi mai percorsi dai ciclisti gravel, proprio per il fatto che la tipologia di bici non è prettamente adatta. Nella mia zona ho la fortuna di avere la collina morenica di Rivoli e Villarbasse, il Moncuni, il Monte San Giorgio, il Pietraborga, e via discorrendo. Ormai, i sentieri della collina morenica li conosco molto bene, quindi posso permettermi di fare qualche manovra più azzardata, sapendo cosa troverò dopo alcune curve cieche. Con la Exploro posso calcare parecchio con gli angoli di piega, ho trovato un avantreno particolarmente affidabile, notando come l’angolazione del tubo sterzo sia stata frutto di studi approfonditi e come forcella faccia sentire come un treno sui binari.

La giornata è umida, il cielo grigio tipico di una giornata autunnale del Nord Italia, quindi il terreno non è asciutto e nemmeno fangoso, ma quel connubio sempre molto scivoloso e insidioso. Gli Schwalbe g-one Allround sono per ghiaia e soprattutto per terreni asciutti e duri, infatti si sente che peccano leggermente dove le foglie bagnate non consentono il giusto grip. Li si sente scivolare in curva, soprattutto il posteriore in fase di spinta.

Moncuni

Uno  dei miei tratti must dove poter provare le bici, il famoso “Tasso” sul Moncuni. E’ un tratto percorso migliaia di volte l’anno da migliaia di ciclisti, con diverse tipologie di bici, dalle gravel, alle enduro, passando per le e-mtb e le classiche front, che considero un segmento molto scorrevole e divertente. Con un minimo di tecnica di guida è tutto percorribile in sella con una gravel o una ciclocross, senza mai appoggiare il piede a terra. Sul sentiero “Tasso” ho scoperto una bici molto ben impostata, precisa, agile e corposa. Sinceramente è proprio l’agilità che mi ha colpito.
A primo impatto, osservando il telaio ci si potrebbe aspettare una bici macchinosa, difficile, rude, nervosa, ma non è così. Anzi, è molto scattante e responsiva: nei cambi di direzione repentini segue gli impulsi dati dal bacino e nelle curve veloci ad alta velocità rimane ben salda terra. Solo qualche mio erroraccio di potenza di pinzata del freno anteriore hanno suscitato qualche vibrazione in più, ma nei tratti più ripidi e nelle curve strette, quando si guida in piedi con posizione arretrata, gli indici pronti sulle leve freno e la presa ben salda al manubrio, ci si sente protetti e fiduciosi, perchè la 3T Exploro esaudiva esattamente i miei desideri di traiettoria

Monte San Giorgio

Perchè non esagerare e spingermi al “Cinghiali” del Monte San Giorgio?
Questo sentiero è più tecnico, più ripido e più difficile del Tasso, infatti richiede una buona tecnica di guida anche con una Mtb. La maggior parte dei ciclisti ci và con le full, o almeno con delle all-mountain, i biker più tecnici che praticano cross-country ci vanno appunto con le front con una forcella con poca escursione, ma in pochissimi osano con bici gravel o ciclocross. Io sono stato uno di quelli che ha osato, nonostante non abbia una guida sopraffina, ma mi piace rischiare e scommettere. Il “Cinghiali” non è nulla di estremo, sia chiaro, probabilmente un endurista lo userebbe come riscaldamento.
Per questo sentiero ho preferito gonfiare leggermente di più i copertoni perchè il rischio di forature causato dalle pietre aguzze è più alto, quindi 2,5 Bar l’anteriore e 2,7-2,8 Bar il posteriore. 

In questo segmento, la Exoloro ha reagito bene, proprio come ieri, composta nei tratti ripidi, agile nelle curve strette, veloce e affidabile sullo scorrevole. In un tratto, molto pietroso e ripido, circa a metà del percorso completo, io scendo sempre a piedi con la mia gravel, non sono abbastanza bravo da guidare lì senza ribaltarmi in avanti e ruzzolare giù per 20 metri. Ho mantenuto la tradizione anche questa volta, sono sceso per essere sicuro di poter scrivere questo articolo comodamente da casa, senza rischiare di premere su una tastiera direttamente dal letto dell’ospedale di Rivoli.
Per il resto, tutto in bici (ci tengo che sia chiaro!) ed è stato molto divertente.

Conclusioni:

La 3T Exploro è una bici che vale il prezzo che costa.
E’ leggera, rigida ma comunque comfortevole, scattante, affidabile, agile. E’ sicuramente più improntata per un utilizzo gravel, sia su brevi che su lunghe distanze, viste le numerose predisposizioni per poter agganciare portapacchi, borse, portaborraccia e tutto l’equipaggiamento necessario. Io la consiglio anche per il ciclocross, essendo cambiato lo stile di percorsi negli ultimi anni, dove i tratti da percorrere a piedi con bici in spalla sono diminuiti, ma sono aumentate le curve veloci e i tratti dove sfoderare tutti i Watt disponibili.

Su asfalto è, forse, l’unica gravel che non sfigura assolutamente con le bici da corsa, montando un paio di ruote con copertoni stradali.

Consigli:

Se il vostro intento è fare gare di ciclocross io convertirei in tubeless copertoni e ruote, ma meglio ancora potreste fare mettendo gli ormai utilizzatissimi salsicciotti, all’interno della gomma.

Se il vostro intento è, invece, quello di divertirvi in giri su strade bianche, sentieri, boschi, e perchè no anche qualche tratto più difficile come ho fatto io, monterei dei copertoni di sezione maggiore, 40-42 mm farebbero sicuramente la differenza rispetto ai 35 mm degli Schwalbe montati di serie, soprattutto nel fango e su terreno molle. Inoltre, mettere la camera d’aria con il Tannus, ormai utilizzatissimo, potrebbe essere la soluzione ideale.

Ultimo consiglio: divertitevi con la 3T Exploro, vi asseconderà!

 

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